Radio Studio Giovani

 

Ragione Sociale Radio Studio Giovani S.d.F.
Indirizzo

Via Garibaldi, 172 - 93013 Serradifalco (CL)

Telefono 093-931140
Responsabile Giuseppe Dacqui
Inizio Trasmissioni 1974
Fine Trasmissioni Dicembre 1986
Tipologia Commerciale

 

· Storia

 

Su iniziativa di un gruppo di amici di Resuttano (Cl), fra cui Giovanni Dacqui, nel lontano 1974 iniziano, in Fm, sui 97.9 Mhz le trasmissioni di RSG- Radio Studio Giovani.

 

La sede dell’emittente viene allestita presso i locali di via Garibaldi 172, vicini alla chiesa “Matrice”, della cittadina, dove in cima al campanile viene installato il trasmettitore.

 

La programmazione giornaliera iniziava alle 9.00 con la sinfonia rossiniana de “La Gazza Ladra” che veniva utilizzata come sigla d’apertura delle trasmissioni.

 

All’interno della struttura radiofonica vi erano, oltre allo stesso Giovanni Dacqui, Peppe e Michele Divita, Lillo Pelonero, Michele Burgio, (detto l’americano), Raffaele Perfetto, Giorgio Turrigrossa, Vincenzo Arnone, Padre Zoda, Lillo Gruttadauria, Lillo Cordaro, Roberto Papa, Borino Butera, Gioacchino Licalsi Totò Chiolo, Lillo Safonte, Silvana Papa, Cettina Gibaldi, Tanino Cino, Filippo Difrancesco, Lorenzo Di Forti, Angelo Pio, Lillo Ministeri.

 

La radio rimarrà operativa fino alla metà degli anni ottanta (1986).

 

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Radio Studio Giovani è una di quelle radio dove la memoria, ancora oggi, è viva tant'è che Giovanni Dacqui riassume, nel suo piccolo, la sua storia fatta di vari momenti che hanno caratterizzato questa emittente negli anni passati. Riportiamo uno stralcio della storia dal sito internet www.broadcastitalia.it :

 

 

Impiegavo pochi minuti per percorrere quel centinaio di metri che separavano casa mia dalla radio. Tutto di corsa per arrivare prima che l’orologio della “Matrice” suonasse le nove. Ogni giorno salivo in fretta le due rampe di scala che mi portavano alla sala trasmissioni. Già le scale, luogo d’incontro di piccoli e grandi amori, di amori appena accennati, nascosti e talvolta mai svelati. Quei cartoni grigi (contenitori per uova) attaccati sui muri per insonorizzare le stanze, il profumo dell’estate che si avvicinava, le dolci note della musica degli anni sessanta e settanta con Battisti, Cocciante, Baglioni a dominare la scena. Una spinta al pulsante del contatore generale, il rintocco delle nove, la gazza ladra rossiniana che apriva le danze dell’intensa giornata.

 

Era un buongiorno con musica ed oroscopo, non sempre fresco di giornata. Riciclavo i pensieri astrologici e li rimescolavo. Quello che il giorno prima era detto per l’Ariete, l’indomani lo appioppavo allo Scorpione: l’arte dell’arrangiarsi! ….. tanto chi ci ha mai creduto?! Frasi di stile scritte per milioni di persone: “le stelle oggi sono con voi”; che grande presa per il culo! Tutto al buio per concentrare i pensieri o forse per isolarsi e stabilire il contatto immaginario con la gente senza volto e senza nome che ti ascoltava mentre sonnecchiava, mangiava o parlava. La finestra sulla Via Cuba ermeticamente chiusa fino quando Aldo Lalumia borbottando l’apriva per puntare dritto al balcone della sua amata, poi diventata moglie. Novantatre/undici/quaranta fu il telefono caldo e il motivo dell’estate.

 

La RSG ? Devo fare una dedica”. Gioacchino Ricotta e Luciano Difrancesco ogni giorno alle quattordici faticavano, non poco, a selezionare e a leggere in presa diretta le centinaia di dediche che pervenivano. Chi sarà stato mai quel “Sagittario” che impazziva per “l’Acquario”? Si somigliavano tutte le dediche anche se qualcuna, ogni tanto, usciva fuori dal coro. E chi se le ricorda ormai; è più facile, invece, risentire gli odori ed i profumi di quei giorni senza pensieri. Le immagini scorrono sul grande schermo dei ricordi: la radio vista da dentro poichè l’ascoltavo raramente fuori; vivevo lì, come il pianista sull’oceano, non una leggenda ma un modo di vivere gli anni belli dell’adolescenza. Eh sì, bisognava arrivare prima del rintocco delle nove anche se diversamente non sarebbe successo nulla, proprio nulla. Ma alle nove bisognava iniziare per dimostrare una certa professionalità tutta da divenire. Così almeno restava la puntualità anche durante la giornata per i successivi programmi. Si andava avanti a pane, amore e fantasia.

 

Come era buono il panino con la mortadella che a metà mattina mi portava affettuosamente Cettina Gibaldi. Mi trattava come un fratello maggiore, Lei così piena di sapienza e saggezza, brava nel condurre ed a smussare le tensioni. Un duo perfetto con la mingherlina Silvana Papa. Le poche donne insieme a Giovanna Sortino e Carmelina Greco ad ingentilire l’ambiente di maschio dominio ma in fondo affabile e gioioso. Il quiz invase inevitabilmente la RSG. I commercianti di Serradifalco facevano a gara ad offrirci i premi per i vincitori, che ogni giorno assegnavamo. Non era il solito quiz culturale, riservato a pochi eletti, ma uno a cui potessero partecipare tutti, ma proprio tutti, dai bambini alle mamme, dagli studenti ai nonni. Fu Eugenio, alias Peppe Maida, tornato da poco tempo da Brescia a suggerirmi quella che poi diverrà una fortunata trasmissione “Caccia alla Parola”, dove veniva letta una frase che subito veniva troncata per poi farla continuare ai radioascoltatori con la ricerca della parola giusta (un verbo, un aggettivo, un nome ecc…).

 

Iniziava puntualmente alle ore 18.00 dopo che Filippo Difrancesco e Lorenzo Diforti avevano quasi per due ore fatto divertire e scompisciare dalle risate gli ascoltatori, dove proponevano musica pop, rock, lontana anni luce dalle canzonette ed intercalando aneddoti, storie di cantanti, spesso d’oltreoceano e duetti improvvisati. Come diversa era la musica proposta da Angelo Pio Caruso, vero dj con il suo inglese impeccabile. Amavo chiamarlo con il suo esordio memorabile: “Angelo Pio ? Tutto per voi !Angelo Pio, amico e compare dell’altro dj, della radio, Lillo Ministeri, quest’ultimo, infatti, si beccò una sospensione di qualche giorno per aver detto alla madre in diretta “Mà Calaci la Pasta”. Ripensandoci meritava un premio piuttosto che una punizione. Un’espressione genuina e colorita, non da me compresa per il giusto valore. A tutt’oggi Lillo mi rimprovera l’ingiusta punizione. Privarlo del microfono per qualche giorno fu una vera e propria immeritata condanna. La mitica lambretta verde, oggi quasi un cimelio, che mi trasportava dal Banduto alla radio. Come mitica era la vespa rossa di Leonardo Burgio. Leonardo tutto fare: conduttore, tecnico, meccanico, elettricista, patentato, che per Padre Zoda rappresentava un sicuro punto di riferimento. Altro punto di riferimento per lui fu Michelangelo Sferrazza che capì subito come andare d’accordo. “Michelangelo, mi raccomando in discesa spegni il motore”. La solita raccomandazione quando si utilizzava l’altro mezzo di trasporto mitico: la vecchia cinquecento bianca. Poi bisognava ricordarsi sempre di spegnere le luci della scala e delle stanze. E quando una giovane coppia, ignara di tale precetto, si chiuse dentro una stanza con le luci accese per scambiare le dolci effusioni, Luciano Difrancesco faticò non poco per allontanare Padre Zoda dal luogo del “misfatto”.

 

In questo breve viaggio dei ricordi, i giovani del tempo si portano ancora dentro quei momenti, da Tanino Cino, con il suo notiziario, a Diego Presti con le sue colonne sonore, da Carmelo Gennuso, con la sua musica classica e lirica, a Luigi Pelonero, con la sua musica calma e quieta quasi ad immagine del suo carattere, da Mario La Marca, con le sue note non rochettare, a quella melodica di ogni domenica mattina dell’innamorato Enzo Alaimo che per distrarsi dal pensiero della sua Lei all’estero proponeva i successi del tempo. Erano canzoni d’amore che sparavano dritte al cuore; “Al cuore, al cuore Ramon” ma il cuore dell’innamorato aspetta sempre un dardo piuttosto che un proiettile di leoniana memoria. Da Peppe Baglio, con la musica folk, popolare, conduttore del programma “La Vucciria” agli omonimi fratelli Enzo e Peppe Baglio aspiranti dj, insieme a Gino sempre appartenente alla famiglia Baglio.

 

Quanti “aficionados”! A guidare la schiera il compianto Carmelo Rosetti. La sua boutique ogni sera a microfoni spenti era il luogo per ritrovarci, per commentare, per mangiare dei buoni spaghetti rigorosamente al dente ed al peperoncino. Il suo telefono a gettoni, tanto caro, nella vecchia sartoria di Salita Calvario per le conversazioni d’amore nei rari momenti d’intimità che ci permetteva la travolgente atmosfera radiofonica. Tra gli “aficionados”, Lillo Burgio fu bravo ad inserire due fantomatiche ragazze di Sant’Anna (Enna Bassa per intenderci) che dopo gli elogi di circostanza con una lettera tutta pepata mi invitavano ad un incontro. Impiegai un pò di tempo per rendermi conto dello scherzo (a parte) confezionatomi. Che amara delusione! Fu una radio allegra, vivace, non impegnativa, graziosa compagna di viaggio nelle ore di solitudine, di tristezza, di melanconia, ma anche ruffiana. Quanti si sono innamorati e poi sposati con la complicità della RSG! Quante massaie ci ascoltavano e ci facevamo compagnia a vicenda senza saperlo. Una radio amica, genuina, sincera, fatta per la gente semplice.

 

Oh, come catturavano le onde di Radio Studio Giovani, ammaliavano come amori d’estate inaspettati ma sperati e tanto sognati. Dietro una nota, una storia tutta da raccontare, da vivere, da amare. Quella stagione è diventata un cult! Ha rappresentato e rappresenta tutt’oggi un avvenimento, una svolta. Molti giovani (e non solo) si ammalarono della “radio”. I compleanni, gli onomastici, gli anniversari di matrimonio, i nuovi amori divennero ben presto di dominio pubblico. Tutto il Paese sapeva e partecipava radiofonicamente all’avvenimento. Come furono di enorme successo i veglioni di fine d’anno organizzati dai “giovani radiofonici” e una caccia al tesoro che coinvolse l’intero paese. Per consentire la diretta della Santa Messa domenicale, Giorgio Turrigrossa, da vero acrobata ma anche da incosciente, si arrampicò sui cornicioni della Chiesa per far passare i fili. Ripensandoci mi vengono ancora i brividi e da incoscienti passeggiavamo sopra la volta della navata centrale per sistemare il trasmettitore.

 

Radio pirata o Radio libera ? Si erano da poco calmate le acque, d’ora in poi sarebbe bastata una semplice comunicazione ai Carabinieri per regolarizzare la diffusione della parola e della musica (soprattutto) per i cieli italiani. Al sud ed in Sicilia, in particolare, il fenomeno della “radio libera” doveva ancora attecchire ma già i primi germogli si notavano nelle grandi città. Bologna fu la prima città italiana a tentare di liberalizzare le frequenze. Era il 1974 e bisognerà aspettare il 1976 (l’intervento della Corte Costituzionale) per rendere libero finalmente il pensiero tra i cieli. Nel cuore dell’isola Radio CL 1 (a Caltanissetta) e Radio Pal (a Canicattì) cominciavano l’entusiasmante avventura radiofonica e ci fu davvero “qualcosa di nuovo nell’aria” (lo slogan che annunciava l’inaugurazione di Radio CL 1). Con il microfono avevo maturato qualche anno di esperienza, avevo preso già una certa confidenza. Il “baracchino” all’inizio degli anni settanta costituì per me l’abbattimento di qualche piccolo confine vicino e talvolta anche lontano e permise di allargare le conoscenze, le amicizie. Ma era una limitata ristretta cerchia di contatti radiofonici. L’avvento della radio libera sulla frequenza modulata fu una vera e propria rivoluzione non solo generazionale ma anche sociale. Pochissime le famiglie in possesso di una radio che captasse le onde a modulazione di frequenza.

 

Il Presidente della Repubblica era Giovanni Leone, diventato sesto Presidente il 24 Dicembre 1971 con i voti dell’allora Movimento Sociale Italiano guidato da Giorgio Almirante. Il Governo della Nazione era stato affidato un anno prima a Giulio Andreotti che rimase in carica fino al Marzo del 1978. Bernardo Alaimo si preparava all’Assemblea Regionale amministrando per la seconda volta consecutiva la città di Serradifalco. La Juventus quell’anno vinse il suo diciassettesimo scudetto, mentre in serie B il Palermo riusciva a salvarsi, il Catania veniva retrocesso in serie C. La Falchetti, guidata da Peppe Lomanto, calcava dignitosamente i malandati campi di calcio della seconda categoria. Le radiocronache in diretta delle partite casalinghe, del giro ciclistico delle tre province (Agrigento- Caltanissetta – Enna) con Rosario Fina, in erba, a sfidarsi con Felice Alaimo caratterizzavano i pomeriggi domenicali sportivi. Fu allestita in occasione del giro ciclistico una radiomobile d’altri tempi con alla guida Michelangelo Sferrazza e Tanino Cino a fare da navigatore ed io il “Ferretti” della situazione. Molti di noi frequentavano le superiori.

 

La TV di Stato (1° e 2° canale) trasmetteva dalle ore diciassette in poi tranne la domenica (Domenica In) con inizio alle ore quattordici. E per la radio di Stato in onde medie, esclusa la Hit Parade di Lelio Luttazzi e poche altre trasmissioni (i dischi caldi di Giancarlo Guardabassi), la musica leggera era merce rara. Se si voleva apprezzare un motivo bisognava ricorrere al juke box o al giradischi. Ma con le tasche vuote non potevi imbucare nemmeno il gettone nel juke box né tantomeno comprare i dischi. La Parrocchia restava il luogo più frequentato non fosse altro perché d’inverno ti offriva un spazio al chiuso per incontrarsi, per giocare al bigliardino. Troppo poco. Troppo freddo nelle stanze. Molta noia, tanta voglia di fare qualcos’altro e in una sera d’inverno proposi a Padre Arciprete, Don Salvatore Zoda, che ci pensasse la “cassa” della Chiesa a regalarci il giocattolo. Del resto con gli introiti pubblicitari la spesa sarebbe stata in poco tempo ammortizzata. Eravamo molto diffidenti: il “si” strappato a Padre Zoda sembrò un “” per non dispiacerci. Ma Padre Zoda ben presto si rese conto che non avrebbe avuto vita facile. La richiesta divenne “ziccusa” e in poco tempo con qualche viaggio a Canicattì per definire le questioni tecniche oltre che economiche “babbo natale” arrivò nell’Aprile del 1977. E meno male che arrivò sul finire dell’anno scolastico poiché da allora in poi lo studio venne di botto abbandonato.

 

Scelsi di denominare l’emittente Radio Studio Giovani” poiché eravamo solo giovani (in molti) tra l’altro minorenni. Il giocattolo era arrivato oltre ogni speranza. Difficile da gestirlo. Entrava in ogni casa. Mezzo suadente, travolgente e straordinario. Furono acquistate e vendute centinaia di radioline portatili per consentire a molti di ascoltarci. Non mi rendevo conto di quello che da lì a poco avrebbe potuto rappresentare la RSG a Serradifalco. Occorreva un minimo di programmazione, una minima struttura redazionale, una buona dotazione di dischi con le novità dell’estate. Con tanta buona volontà le prime due condizioni si poterono soddisfare, difficile, per la mancanza di risorse (tasche assolutamente vuote), la terza. Padre Zoda che aveva da poco scucito qualche milione di lire non gradì molto l’ulteriore richiesta di spesa per le novità discografiche. Una o due manifestazioni di sciopero (radio muta) lo costrinsero all’esborso. E subito il viaggio in autobus verso Caltanissetta per le novità e per qualche raccolta. La fonte di approvvigionamento di dischi fu Borino Butera che si divise il compito con Gioacchino Licalsi (‘u zi Iachinu), che nel giorno di chiusura (il martedì) del suo Bar di Via De Gasperi ci consentiva di mandare in onda le primizie canore. Ogni conduttore (era quasi un imperativo) doveva portare i propri dischi. Lillo Gruttadauria, tra una pizza e l’altra, sfornava anche dischi quattro gusti, così come erano di tutti i gusti anche le canzoni proposte da Lillo Cordaro, Roberto Papa, Totò Chiolo e Lillo Safonte. Le loro erano trasmissioni dolci – tutta musica “anima e core”.

 

E ora il ricordo và a chi inaspettatamente e prematuramente ha preferito girare le spalle e salutarci: Dino Punturello, molto tempo fa e solo da poco Leonardo Palermo. Ragazzi miti, semplici, con tanta voglia di esserci. Nell’album dei ricordi meritano una particolare menzione per aver contribuito alla nascita ed alla crescita della RSG sono Peppe e Michele Divita nonché Lillo Pelonero, Michele Burgio e detto l’americano ed infine Raffaele Perfetto (che piazzò, insieme all’altro acrobata, Giorgio Turrigrossa, l’antenna della radio sopra il tetto della Chiesa) e Vincenzo Arnone impiegati da Padre Zoda a rinfrescare le pareti delle stanze. Quante cose abbiamo imparato e quanto ci ha insegnato la Radio! La politica non ci sfiorò per scelta e anche perché i politici del tempo non diedero molta importanza al mezzo che dopo qualche anno (insieme alla TV libera) avrebbe influenzato le scelte degli italiani. Cominciammo nel nostro piccolo ad assaggiare il fascino della popolarità. Quanti amori attraverso la RSG. Le dediche cifrate, anonime. Le frasi a doppio senso, le promesse per l’eternità; gli amori tra i vetri divennero ben presto amori nell’etere. Avevamo riempito, finalmente, i giorni, il nostro tempo. Giorni pieni di colori, spensierati, d’innamoramenti fugaci ma comunque teneri ed infantili.

 

La RSG ci ha cambiato la vita, ci ha radicalmente trasformati. Decisi di applicare delle regole rigide non scritte per frenare gli eccessi di gioventù, per dare un tocco di serietà alla Radio. Penso che alla fine ci sono riuscito. Sentivo la radio come una mia creatura, ne ero profondamente geloso ma al contempo capivo anche che i pochissimi mezzi a disposizione (inizialmente non avevano nemmeno un mangianastri professionale per mandare in onda le audiocassette) non ci avrebbero consentito di fare il salto di qualità seppure il bacino di ascolto comprendeva gran parte del Vallone. La scuola in quei tempi iniziava il primo di Ottobre; ma proprio quell’anno decisero di farla iniziare a Settembre. Avevo deciso di andarci ad Ottobre poiché non accettavo l’anticipata apertura. La mancanza d’acqua, come al solito, fece slittare l’inizio dell’anno scolastico comunque ad Ottobre. Quella volta benedissi il male endemico siculo.

 

Caltanissetta veniva raggiunta con i vetusti mezzi dell’allora Società di Trasporti Ala-Vit. Il “bis” delle ore 14.15 era il preferito da me e dai miei compagni liceali anche quando ci pioveva dentro. Ritenevamo, sia pure un carrozzone, che impiegasse meno tempo. Solo un’illusione ! La “radio” rappresentò una palestra fisica (poche ore di sonno) ma soprattutto mentale. Mi avvolse e pur essendo a contatto con il mondo esterno non lo frequentai. Sentivo il peso di un mezzo di comunicazione per me tutto da scoprire. Ne ero affascinato, innamorato fino al punto di esserne completamente travolto. Molte notti furono “bianche” come quelle di Bonnie Tyler che con il brano “It’s A Heartache” s’impadronì della mia mente. L’estate finì ! Mi dovevo preparare per gli esami di maturità. Non potè mancare il consiglio dell’indimenticabile prof. Carmelino Difrancesco: non farti distrarre dalla radio – ammonì! Mai ammonimento fu così prezioso. Una primavera e un’estate quelle del settantasette lunghissime. Furono intense quelle stagioni. Le altre che seguirono si somigliarono ma quelle furono irripetibili, ineguagliabili, mi sono rimaste dentro come un segno indelebile.

 

(La Radio) Vive ogni giorno con me nella nostalgia della memoria.

 

· Foto ricordi di Radio Studio Giovani

 

Immagine della Fiat 127 adattata a regia mobile (radiomobile per l'occasione) della radio in occasione del
"Giro Ciclistico delle 3 Province" nel 1977 con, da sinistra a destra, Giuseppe Dacqui, Tanino Cino e Michelangelo Sferrazza.

 

Filmato su Youtube per il ricordo storico della radio.

 

Altro filmato con aneddoti accaduti in quel periodo del 1977 in radio presentati da Vincenzo Volo.

 

· Frequenze

 

Frequenza Postazione Comune Prov. Copertura Note
97.90 MHz Tetto Sede Serradifalco CL Serradifalco e zone limitrofe spento

Si ringrazia Bruno Rescifina per la preziosa collaborazione prestata alla ricostruzione storica dell'emittente.

I marchi citati e i loghi riportati appartengono ai rispettivi proprietari.

 

Pagina creata il 22 Aprile 2005

Pagina aggiornata il 27 Aprile 2012