Radio Libera Partinico

 

Ragione Sociale Radio Libera
Indirizzo

90040 Partinico (PA)

Inizio Trasmissioni 25 Marzo 1970
Fine Trasmissioni 26 Marzo 1970
Tipologia Radio di Lotta

 

· Storia

 

Informazioni tratte dal libro di Carlo Gubitosa "Danilo Dolci e l'esperienza di Radio Libera Partinico - Storia di una radio".

 

 

"Qui parlano i poveri cristi della Sicilia occidentale, attraverso la radio della nuova resistenza. Siciliani, italiani, uomini di tutto il mondo, ascoltate: si sta compiendo un delitto di enorme gravita', assurdo. Si lascia spegnere una intera popolazione. La popolazione delle valli del Belice, dello Jato e del Carboi, la popolazione della Sicilia occidentale non vuole morire".

 

Si aprono cosi' a Partinico, il 25 marzo 1970 sulla frequenza dei 98.1 MHz e sui 20.10 MHz in Onde Corte, le trasmissioni di "Radio Libera", e dal terrazzino di Palazzo Scalia un'antenna lancia nell'etere il grido di denuncia di Danilo Dolci, intervallato da segnali di "Sos" in alfabeto Morse realizzati al flauto da Amico Dolci, il figlio di Danilo.

 

Per la realizzazione operativa delle trasmissioni, Danilo si avvale del contributo di Franco Alasia e Pino Lombardo, due collaboratori del "Centro Studi e Iniziative" che presidiano fisicamente i locali della radio per tutta la durata delle trasmissioni.

 

Nel frattempo Dolci, davanti a duecento persone radunate nelle sale del Centro Studi, accende gli altoparlanti di un apparecchio sintonizzato sui 20,1 Megaherz e annuncia l'inizio delle attivita' di "Radio Libera" per "difendere la vita delle popolazioni delle zone terremotate".

 

"All'imbrunire del 25 marzo 1970, intorno alle 19.00 circa - ricorda Pino Lombardo - iniziavamo le trasmissioni di Radio Libera, la 'radio della nuova resistenza', prima emittente clandestina italiana dal secondo dopoguerra.

 

Con essa denunciavamo, a piu' di due anni di distanza dal terremoto del gennaio 1968, il mancato intervento del governo italiano nella ricostruzione dei paesi distrutti; gia' dal settembre del '68 il Centro aveva presentato l'elaborazione di un "piano di sviluppo per la citta'-territorio": ma di esso le autorita' non hanno mai tenuto conto, nonostante l'interesse, la partecipazione e il coinvolgimento, insieme alla popolazione, anche di persone come Carlo Levi, Ernesto Treccani, Bruno Zevi.

 

Oggi denunciare attraverso una radio le inadempienze di un governo ed i bisogni della gente non e' piu' un 'reato', non si corre piu' il rischio di andare in galera: attraverso un rapporto maieutico, un processo di analisi ed autoanalisi popolare, si puo' ancora dare voce alla gente per esprimere i propri bisogni, reclamare i propri diritti, attivandosi insieme verso un mondo di pace".

 

Il materiale utilizzato dal Centro Studi e Iniziative per le trasmissioni di "Radio Libera" e' una serie di documenti audio e testimonianze raccolti su nastri preregistrati, che vanno in onda a ciclo continuo fino alla chiusura dell'emittente da parte delle forze di polizia.

 

In particolare, la programmazione comprende:

 

- un appello all'opinione pubblica nazionale e internazionale (durata: 19');

 

- la voce della gente delle Valli Belice, Jato e Carboi (bambini, donne, agricoltori, sindaci, sindacalisti, medici, educatori) (durata: 75');

 

- il punto esatto sulla mancata ricostruzione: inadempienze e responsabilita' (durata: 25');

 

- il poema 'Il limone lunare', con musiche per flauto dolce di Alessandro Scarlatti) (durata: 60');

 

- alcuni messaggi di solidarieta' provenienti da tutto il mondo e una canzone popolare con versi di Ignazio Buttitta (durata: 15').

 

Le testimonianze della popolazione terremotata e abbandonata colpiscono per la loro semplicita' e durezza: "a scuola, quando tira vento - racconta una bambina ai microfoni della radio - da sotto le fessure entra freddo, e quindi siamo costretti a stare col cappotto e quindi e' molto difficile scrivere".

 

Una donna di Santa Ninfa dichiara che "qui la cosa che piu' urge e' avere un ospedale, perche' la gente non puo' piu' partorire in casa".

 

Un anziano dalla voce commossa affida il suo messaggio a Radio Libera dicendo che "abbiamo bisogno di cura, perche' dentro queste baracche stiamo perdendo la salute.

 

Abbiamo bisogno di aiuto, perche' il vero terremoto comincia ora".

 

 

 

Informazioni tratte dal sito internet www.radiomarconi.com.

 

 

Il 25 marzo 1970 e' una data che segna un punto di non ritorno nella storia della comunicazione italiana: in quel giorno intorno alle 19.00 circa, per la prima volta, il segnale radiofonico di "Radio Libera Partinico" rompe il monopolio di stato sulle trasmissioni via etere con un forte messaggio di denuncia del potere mafioso e clientelare che aveva attinto a piene mani dai soldi destinati alla ricostruzione della valle del Belice dopo il terremoto del 1968.

 

Quel segnale apre le porte ad una nuova stagione dei media, fiorita nell'arco degli anni '70 con decine di radio e televisioni "libere", nate in una zona grigia del diritto e successivamente riconosciute anche dalla Corte Costituzionale come una legittima declinazione di quel diritto all'espressione "con ogni mezzo di diffusione" sancito dall'articolo 21 della nostra Costituzione.

 

A realizzare questo primo esperimento e' Danilo Dolci, uno dei padri fondatori della cultura nonviolenta italiana, che progetta "Radio Libera" come uno strumento di lotta ai poteri mafiosi e criminali che inquinavano i piccoli centri della Sicilia occidentale.

 

La vita di questa emittente e' breve ma intensa: a 27 ore dall'inizio delle trasmissioni, le forze dell'ordine fanno irruzione nei locali che ospitavano la radio, sequestrando le apparecchiature e avviando un'azione penale a carico dei promotori dell'iniziativa: Danilo Dolci, Franco Alasia e Pino Lombardi del Centro Studi e Iniziative di Partinico.

 

Cio' nonostante gli effetti di questo primo esperimento di comunicazione sociale nato attorno ad una radio saranno duraturi e sensibili.

 

L'azione di rottura di Danilo Dolci alimenta la cultura dei media e le tendenze sociali che negli anni successivi trasformano la radio in uno strumento di partecipazione diretta, in un canale di aggregazione, in un "luogo virtuale" nel quale si riconoscono persone accomunate dagli stessi valori e sensibilita', uno spazio di comunicazione che riesce a coagulare e amplificare le energie giovanili, le rivendicazioni dei movimenti sociali, l'azione diretta sul territorio.

 

Nell'immaginario collettivo la nascita delle radio libere e' associata alla contestazione studentesca del 1977, alle attivita' dei gruppi della sinistra extraparlamentare o all'emergere delle nuove tendenze musicali di quegli anni, e sono in pochi a ricordare quel sasso lanciato nello stagno dei media nel 1970 da Danilo Dolci, che ha provocato la successiva ondata di radio libere nel 1977.

 

Radio Libera Partinico nasce come strumento "politico" nel senso piu' ampio e nobile del termine, come spazio di comunicazione sociale nel quale un territorio segnato dalla violenza mafiosa, dal malgoverno e dalla distruzione del terremoto viene rivitalizzato coniugando l'utilizzo delle tecnologie alla tradizione della nonviolenza attiva, basata su quel "satyagraha" gandhiano, che nella nostra lingua puo' essere tradotto come "forza della verita'" o "adesione al vero".

 

Dolci descrive la comunicazione come un "reciproco adattamento creativo", e in questa definizione e' racchiusa l'essenza dello spirito che ha portato alla nascita di Radio Libera a Partinico.

 

La comunicazione e' reciproca, non avviene a senso unico, ma e' una relazione di scambio, e Dolci ha provato a portare nella sua radio la voce di chi fino ad allora non aveva mai avuto diritto di parola, relegato a soggetto passivo di un flusso di trasmissioni unidirezionale proveniente dall'informazione ufficiale.

 

La comunicazione e' adattativa, e' un processo di coinvolgimento che non lascia immutati i soggetti che vi partecipano, ma li trasforma rendendoli interlocutori capaci di adattarsi alla diversita' dell'altro e alla complessita' dei problemi.

 

Per questo motivo Dolci, nel dare il via alla sua radio, ha sempre mantenuto aperto un canale di dialogo con le autorita', rifiutando la cultura del nemico e cercando un coinvolgimento adattativo delle massime autorita' dello stato e delle forze dell'ordine, invitate con un appello pubblico ad agire secondo un "vero senso del dovere" capace di superare i limiti della rigidita' normativa e burocratica in nome di un interesse piu' alto che riguardava le popolazioni di quel territorio.

 

La comunicazione e' creativa, non e' finalizzata al semplice scambio di notizie, e non puo' limitarsi neppure alla semplice denuncia dei problemi, ma deve innescare processi di cambiamento, creazione di alternative, apertur di nuovi percorsi per l'uomo e per la storia.

 

Nel suo percorso di poeta, saggista, uomo di cultura e cittadino impegnato nel proprio territorio, Danilo Dolci ha costantemente invocato il "potere maieutico" della parola come strumento nonviolento di cambiamento.

 

Dolci associava il termine maieutica al suo piu' stretto significato etimologico: la parola e' una "levatrice" capace di dare vita a quello che prima non c'era ancora.

 

In virtu' di questi principi, Radio Libera Partinico non e' stata un astratto e generico progetto di "controinformazione", ma un tentativo concreto di dare vita ad un nuovo modello di sviluppo per i territori colpiti dal terremoto, cercando una possibilita' di realizzazione concreta per il "Piano di sviluppo democratico delle Valli Belice, Carboi e Jato", presentato pubblicamente nel settembre del 1968 dal "Centro Studi e iniziative" promosso dallo stesso Dolci.

 

L'utilizzo da parte di Danilo Dolci delle tecnologie radio non e' casuale, ma riflette una intenzionalita' e una consapevolezza che nascono da una profonda riflessione sul ruolo politico e sociale dei mezzi di comunicazione.

 

Tra i testi registrati da Dolci per le trasmissioni di "Radio Libera", infatti, c'e' un commento all'articolo 21 della Costituzione Italiana: "Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione".

 

"Cosa significa 'tutti'? -chiede Danilo Dolci agli ascoltatori della radio - Vi deve essere esclusa la gente che lavora piu' faticosamente? Vi deve essere esclusa la gente che piu' soffre? Il diritto-dovere alla verita', da esigenza morale, diviene via via nella storia, riguardandola nelle sue linee essenziali pur tra contraddizioni, diritto-dovere anche in termini giuridici.

 

Il diritto alla comunicazione, alla liberta' di espressione, all'informazione, non vi e' dubbio sia determinante allo sviluppo di una societa' democratica: deve essere garantito attraverso i moderni strumenti audiovisivi che il progresso scientifico e tecnologico ci mette a disposizione".

 

Rilette a trentacinque anni di distanza, queste parole appaiono profetiche, soprattutto se si pensa che solo da pochi anni, se non da pochi mesi, il dibattito sul rapporto diretto tra lo sviluppo della comunicazione e lo sviluppo delle democrazie ha abbandonato la dimensione pionieristica nella quale si e' sviluppato, per diventare uno dei temi piu' caldi dell'agenda politica nazionale e mondiale, come dimostra il "Summit mondiale sulla societa' dell'informazione" promosso dall'Unesco, che si è svolto il 16 - 18 novembre 2005 in Tunisia.

Se nel 1970 poteva sembrare una stravaganza eccentrica l'idea di garantire le liberta' costituzionali con un trasmettitore radio, oggi siamo consapevoli di quanto l'affermazione o la negazione dei diritti fondamentali siano strettamente legate all'azione dei media, e che un controllo democratico dell'informazione e' un ingrediente indispensabile per una democrazia matura.

 

Le iniziative di comunicazione sociale, anche se realizzate da un gruppo molto piccolo di cittadini, possono rivelarsi uno strumento di azione diretta piu' efficace dell'intero apparato statale, lento e burocratico di fronte alle emergenze: e' questo il messaggio che ci lascia in eredita' Danilo Dolci e l'esperienza pionieristica di "Radio Libera", che ha avuto un seguito ideale con la "Radio Aut" di Peppino Impastato, nata nel 1977 dopo il riconoscimento delle radio libere da parte della Corte Costituzionale.

 

Peppino Impastato, prima di aprire la sua radio antimafia a Cinisi, era gia' entrato in contatto con Danilo Dolci, toccando con mano il potere di cambiamento rivoluzionario della comunicazione sociale.

 

A documentare questo incontro, oltre al materiale fotografico dell'epoca, c'e' lo storico Giuseppe Casarrubea, collaboratore di Dolci e preside della scuola media "Privitera" di Partinico.

 

Casarrubea ricorda Danilo Dolci "nella piazza di questo paese, attorno a un fuoco, una sera fredda d'inverno, durante gli scioperi e le lunghe marce per la pace e la ricostruzione dei paesi della Valle del Belice, distrutti dal terremoto del 1968.

 

A seguirlo c'era un ragazzo come Peppino Impastato, che dieci anni dopo doveva saltare in aria, imbottito di dinamite, nel paese di don Tano Badalamenti gia' capo della cupola mafiosa".

 

Il 23 marzo 2001 i due pionieri italiani della comunicazione radiofonica di base sono stati ricordati durante un convegno intitolato "La radio come strumento di Controinformazione e di azione politica", organizzato dal corso di laurea di Scienze della comunicazione dell'Universita' di Palermo.

 

In quell'occasione Marco Tullio Giordana, il regista de "I cento passi", ha dichiarato che "se non avessi fatto un film su Peppino Impastato lo avrei fatto certamente su Danilo Dolci.

 

Entrambi sono stati delle punte avanzate nella storia del nostro paese perche' capirono per primi che la democrazia si doveva raggiungere togliendo allo Stato il monopolio dei mezzi di comunicazione".

 

A trentacinque anni di distanza dalla nascita di "Radio Libera", questa esperienza continua a interrogarci sollevando problemi attualissimi, che riguardano il rapporto tra l'informazione e il potere, che in terra di Sicilia aggiunge elementi locali di complessita' alla gia' intricata situazione nazionale.

 

Questi problemi riguardano anche il rapporto tra i cittadini e il territorio, che vede nell'esercizio attivo della comunicazione sociale un ambito concreto per realizzare quella "democrazia partecipativa" che altrimenti rischierebbe di rimanere solamente un principio astratto o uno slogan di demagogia politica.

 

La testimonianza di Dolci, infine, ci chiama a riflettere sulle grandi potenzialita' culturali e comunicative, purtroppo inespresse, possedute da quel dieci per cento di italiani che secondo i dati Istat vivono al di sotto della soglia di poverta', un vero e proprio paese nel paese che fatica ogni giorno di piu' a trovare spazi di espressione nei mezzi di informazione, perfino nei piu' "alternativi".

 

E' questa l'Italia a cui Danilo Dolci ha cercato di restituire voce e dignita', attraverso quella che lui stesso ha definito "la radio dei poveri cristi": un'esperienza breve e intensissima di partecipazione sociale e di lotta alla mafia che oggi ha ancora tante cose da raccontarci.

 

 

· Biografia di Danilo Dolci

 

Danilo Dolci quì ritratto assieme a Peppino Impastato.

 

Danilo Dolci e' nato a Sesana (Trieste) nel 1924, arrestato a Genova nel '43 dai nazifascisti riesce a fuggire; nel '50 partecipa all'esperienza di Nomadelfia a Fossoli; dal '52 si trasferisce nella Sicilia occidentale (Trappeto, Partinico) in cui promuove indimenticabili lotte nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti, il lavoro e la dignita'. Subisce persecuzioni e processi. Sociologo, educatore, e' tra le figure di massimo rilievo della nonviolenza nel mondo. E' scomparso sul finire del 1997.

 

Di seguito riportiamo una sintetica ma accurata notizia biografica scritta da Giuseppe Barone (comparsa col titolo "Costruire il cambiamento" ad apertura del libriccino di scritti di Danilo, Girando per case e botteghe, Libreria Dante & Descartes, Napoli 2002):

 

"Danilo Dolci nasce il 28 giugno 1924 a Sesana, in provincia di Trieste.

 

Nel 1952, dopo aver lavorato per due anni nella Nomadelfia di don Zeno Saltini, si trasferisce a Trappeto, a meta' strada tra Palermo e Trapani, in una delle terre piu' povere e dimenticate del paese.

 

Il 14 ottobre dello stesso anno da' inizio al primo dei suoi numerosi digiuni, sul letto di un bambino morto per la denutrizione.

 

La protesta viene interrotta solo quando le autorita' si impegnano pubblicamente a eseguire alcuni interventi urgenti, come la costruzione di una fogna.

 

Nel 1955 esce per i tipi di Laterza Banditi a Partinico, che fa conoscere all'opinione pubblica italiana e mondiale le disperate condizioni di vita nella Sicilia occidentale.

 

Sono anni di lavoro intenso, talvolta frenetico: le iniziative si susseguono incalzanti.

 

Il 2 febbraio 1956 ha luogo lo "sciopero alla rovescia", con centinaia di disoccupati - subito fermati dalla polizia - impegnati a riattivare una strada comunale abbandonata.

 

Con i soldi del Premio Lenin per la Pace (1958) si costituisce il "Centro studi e iniziative per la piena occupazione".

 

Centinaia e centinaia di volontari giungono in Sicilia per consolidare questo straordinario fronte civile, "continuazione della Resistenza, senza sparare".

 

Si intensifica, intanto, l'attivita' di studio e di denuncia del fenomeno mafioso e dei suoi rapporti col sistema politico, fino alle accuse - gravi e circostanziate - rivolte a esponenti di primo piano della vita politica siciliana e nazionale, incluso l'allora ministro Bernardo Mattarella (si veda la documentazione raccolta in Spreco, Einaudi, Torino 1960 e Chi gioca solo, Einaudi, Torino 1966).

 

Ma mentre si moltiplicano gli attestati di stima e solidarieta', in Italia e all'estero (da Norberto Bobbio a Aldo Capitini, da Italo Calvino a Carlo Levi, da Aldous Huxley a Jean Piaget, da Bertrand Russell a Erich Fromm), per tanti avversari Dolci e' solo un pericoloso sovversivo, da ostacolare, denigrare, sottoporre a processo, incarcerare.

 

Ma quello che e' davvero rivoluzionario e' il suo metodo di lavoro: Dolci non si atteggia a guru, non propina verita' preconfezionate, non pretende di insegnare come e cosa pensare, fare.

 

E' convinto che nessun vero cambiamento possa prescindere dal coinvolgimento, dalla partecipazione diretta degli interessati.

 

La sua idea di progresso non nega, al contrario valorizza, la cultura e le competenze locali.

 

Diversi libri documentano le riunioni di quegli anni, in cui ciascuno si interroga, impara a confrontarsi con gli altri, ad ascoltare e ascoltarsi, a scegliere e pianificare.

 

La maieutica cessa di essere una parola dal sapore antico sepolta in polverosi tomi di filosofia e torna, rinnovata, a concretarsi nell'estremo angolo occidentale della Sicilia.

 

E' proprio nel corso di alcune riunioni con contadini e pescatori che prende corpo l'idea di costruire la diga sul fiume Jato, indispensabile per dare un futuro economico alla zona e per sottrarre un'arma importante alla mafia, che faceva del controllo delle modeste risorse idriche disponibili uno strumento di dominio sui cittadini.

 

Ancora una volta, pero', la richiesta di acqua per tutti, di "acqua democratica", incontrera' ostacoli d'ogni tipo: saranno necessarie lunghe battaglie, incisive mobilitazioni popolari, nuovi digiuni, per veder realizzato il progetto.

 

Oggi la diga esiste (e altre ne sono sorte successivamente in tutta la Sicilia), e ha modificato la storia di decine di migliaia di persone: una terra prima aridissima e' ora coltivabile; l'irrigazione ha consentito la nascita e lo sviluppo di numerose aziende e cooperative, divenendo occasione di cambiamento economico, sociale, civile.

 

Negli anni Settanta, naturale prosecuzione del lavoro precedente, cresce l'attenzione alla qualita' dello sviluppo: il Centro promuove iniziative per valorizzare l'artigianato e l'espressione artistica locali.

 

L'impegno educativo assume un ruolo centrale: viene approfondito lo studio, sempre connesso all'effettiva sperimentazione, della struttura maieutica, tentando di comprenderne appieno le potenzialita'.

 

Col contributo di esperti internazionali si avvia l'esperienza del Centro Educativo di Mirto, frequentato da centinaia di bambini.

 

Il lavoro di ricerca, condotto con numerosi collaboratori, si fa sempre piu' intenso: muovendo dalla distinzione tra trasmettere e comunicare e tra potere e dominio, Dolci evidenzia i rischi di involuzione democratica delle nostre societa' connessi al procedere della massificazione, all'emarginazione di ogni area di effettivo dissenso, al controllo sociale esercitato attraverso la diffusione capillare dei mass-media; attento al punto di vista della "scienza della complessita'" e alle nuove scoperte in campo biologico, propone "all'educatore che e' in ognuno al mondo" una rifondazione dei rapporti, a tutti i livelli, basata sulla nonviolenza, sulla maieutica, sul "reciproco adattamento creativo" (tra i tanti titoli che raccolgono gli esiti piu' recenti del pensiero di Dolci, mi limito qui a segnalare Nessi fra esperienza etica e politica, Lacaita, Manduria 1993; La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1996; e Comunicare, legge della vita, La Nuova Italia, Scandicci (Fi) 1997).

 

Quando la mattina del 30 dicembre 1997, al termine di una lunga e dolorosa malattia, un infarto lo spegne, Danilo Dolci e' ancora impegnato, con tutte le energie residue, nel portare avanti un lavoro al quale ha dedicato ogni giorno della sua vita".

 

 

· Frequenze

 

Frequenza Postazione Comune Prov. Copertura Note
98.10 MHz Tetto Sede Partinico PA Alcamo, Alcamo Marina, Balestrate, Borgetto, Castellammare del Golfo,
Montelepre, Partinico, Terrasini, Trappeto
per alcuni libri la frequenza è 98.5 MHz

 

Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio 2010